Si intitola “PerdutaMente” il nuovo film documentario di Paolo Ruffini e Ivana Di Biase sulla malattia d’Alzheimer che esce nelle sale italiane il giorno di San Valentino 2022 .
E’ un’opera con la quale AIMA Biella ha un forte legame come racconta Ruffini stesso che è stato al centro d’incontro Mente Locale in diverse occasioni tra il 2020 e il 2021 con lo staff di Vera Film e Well See.
Paolo, come è nata la tua scelta di dedicare un documentario proprio all’Alzheimer?
«Solitamente quando si sceglie di interessarsi a temi delicati – come il morbo di Alzheimer in questo caso, o come la disabilità per il progetto UP&Down a cui lavoro da diversi anni – si parte da vicende personali e risvolti emotivi legati a esperienze proprie. Nel mio caso, però, non è stato per queste ragioni. Ho semplicemente sentito l’esigenza di “indagare” quello che si nasconde dietro una malattia che, come molti, sapevo essere crudele e misteriosa, ma non ne conoscevo a fondo le implicazioni. Non sono un uomo di scienza, si tratta quindi dell’indagine di un profano, che ha il privilegio di potersi avvalere della lente del cinema, che a sua volta, ha il potere di raccontare storie e di renderle immanenti, fissandole nella memoria. Ho scelto la forma del documentario perchè non esistono storie preziose quanto quelle vere».
E’ cambiata l’idea che avevi dell’Alzheimer durante il progetto e che messaggio speri lasci questo film?
«Nel corso di questo film, che per me è stato come un viaggio, attraverso l’Italia e le storie di persone straordinarie, ho imparato che laddove non è possibile comprendere, è necessario accettare. Non credo di poter dire che sia cambiata la mia idea dell’Alzheimer, perchè in tutta onestà, ogni volta che mi sembra di avere capito qualcosa, questa malattia torna a confondermi. Però penso che sia cambiata la mia idea sull’amore, perchè le persone che ho incontrato nel corso delle riprese mi hanno insegnato che prendersi cura di un malato di Alzheimer significa amare, in un modo così autentico e assoluto, che prima credevo esistere solo nei film. Quello che vorrei restasse di questo documentario infatti, non è la malattia, ma l’amore, il vero protagonista delle storie che ho raccolto».
Durante la lavorazione del film qualcuno ti ha parlato di Mente Locale a Biella: che cosa è successo a quel punto?
«Questo film ha avuto un lungo lavoro di pre-produzione, durato più di un anno, e proprio nella fase di ricerca e sviluppo siamo entrati in contatto con molte associazioni in giro per l’Italia e con centinaia di persone che, rispondendo a un nostro appello, ci hanno contattato attraverso una quantità enorme di lettere e messaggi. Quello con Mente Locale di Biella è stato un incontro particolarmente fortunato, perchè – come dicevo anche prima – la differenza la fanno sempre le persone, e noi abbiamo avuto il piacere di conoscere il presidente Franco Ferlisi, una persona decisamente fuori dal comune, che ha condiviso con noi non solo la propria esperienza ma anche la propria storia personale, dando al film un contributo di eccezionale valore».
Il fulcro narrativo di “Perdutamente” non è la patologia in quanto tale ma le relazioni tra le persone. E’ un racconto a più voci tra storie e sentimenti che porta in superficie le emozioni. E che trova nell’amore l’unica vera cura per una malattia inguaribile. Il film è una produzione Vera Film e Well See. Autori Paolo Ruffini e Nicola Nocella – Antonino Moscatt e Angelisa Castronovo
in collaborazione con Fondazione Polli Stoppani Con il contributo di Roberto Cavalli. E’ distribuito da Luce Cinecittà.
Questa intervista a Paolo Ruffini è stata pubblicata sul numero di dicembre del magazine “Vietato Cancellare!” che AIMA Biella spedisce tre volte all’anno a tutti i propri soci e ai propri sostenitori.